
Il morso della Iena. È arrivato domenica al Città del Tricolore a siglare il 5-0 finale sulla Pergolettese che ha regalato alla Reggio Audace F.C. il terzo posto in graduatoria. Lorenzo Staiti è un centrocampista con il vizio del gol. Tanti quelli realizzati in carriera, uno decisivo: quello mandato a segno il 4 maggio 2014 contro la Cremonese e che è valso alla sua Virtus Entella la promozione in Serie B. Da lì il passaggio a Salò per due stagioni e poi, in estate, l’approdo a Reggio Emilia per vestire la maglia granata.
La città
«Se penso a Reggio Emilia penso al calcio. È una piazza che ti fa sentire subito il calore e l’amore verso la maglia granata. Ho giocato in squadre che si sono costruite la loro solidità, qui si sente l’importanza del blasone della Regia. L’idea di giocare al Giglio e di avere attorno il tifo della città è ciò che alimenta ancora di più la mia voglia di raccogliere risultati importanti».
Il primo calcio al pallone
«Da piccolissimo. Quando c’era qualcosa che rotolava io c’ero in mezzo: bastava una palla e due alberi per fare una porta. Mi reputo molto fortunato ad aver vissuto i giochi “vecchio stampo” mentre ora ci si perde molto con la tecnologia. A 5-6 anni mi sono iscritto alla prima scuola calcio e da lì non l’ho più abbandonato».
Il tempo libero

«Lo passo in gran parte con la mia compagna e la nostra cagnolina, adoriamo perderci per le vie del centro mentre passeggiamo. Questo è il “nucleo” che mi da serenità e stabilità. Poi ci sono i compagni di squadra e i tanti amici che, avendo cambiato diverse squadre in Italia, ho disperso qua e là e con i quali cerco di rimanere in contatto».
La vacanza ideale
«Al mare. Non importa dove perché viaggiare è una delle cosa più belle del mondo, quindi la differenza la fa la compagnia: amici o famiglia. In valigia? Non mancano mai un libro e… il costume, ovviamente».
La Iena

«È il soprannome che ha preso piede a Chiavari quando giocavo con l’Entella. Un caro amico mi ha dato questo soprannome durante il ritiro a inizio stagione perché nelle accelerazioni, nei cambi di ritmo mi facevo piccolo sulla palla quasi a difenderla come fosse una preda. Da lì anche il mister e i tifosi hanno iniziato a chiamarmi costantemente così, tanto che un compagno arrivato a gennaio iniziò a pensare che mi chiamassi davvero “Iena”».
Un saluto ai tifosi
«Ciao a tutti! Spero sia stato bello per voi conoscermi al di fuori del campo tramite questa intervista. Sotto con la prossima e, sempre, forza Regia!».
LORENZO STAITI SI RACCONTA